“Spare” è indubbiamente il caso editoriale del momento. Il libro del principe Harry fa chiacchierare di sé in tutto il mondo. Basta pensare che solo in Gran Bretagna ha venduto nel giro di 24 ore 400mila copie.
Dietro a “Spare” non c’è dietro solo Harry e J.R. Moehringer, il suo “co-autore”. Un libro destinato al mercato mondiale necessita di traduttori. E per Mondadori che ha curato la versione italiana ha lavorato dovendo mantenere fino all’ultimo il massimo riserbo Sara Crimi.
La Crimi è finita nel giro di poche ore sotto i riflettori delle maggiori testate italiane. Un’esposizione mediatica tale non se l’aspettava neppure lei, ha svelato nel corso dell’incontro con Pierluigi Senatore svoltosi nell’ambito della rassegna in collaborazione con il Comune di Carpi, nel modenese, “Ne vale la pena” a cui noi abbiamo assistito.
Ma, prima che l’evento avesse inizio, abbiamo avuto modo di farle qualche domanda.
È stato difficile lavorare in segreto?
È stato difficile perché c’era l’ansia di essere intercettati. A livello familiare non tanto. Sono abituati ai nostri segreti e quando dico che non sto facendo “niente” sanno che non devono chiedere.
Da dove nasce la passione per le lingue straniere e per la traduzione?
Nasce da bambina. Con Mondadori tutto è partito con “Argo”, libro da cui è stato tratto il film che ha vinto il premio Oscar. Cercavano un team di due persone per “uscire” molto in fretta e da lì è iniziata la mia collaborazione con loro, ma è una passione che affonda le radici da quando ero piccola.
Nella traduzione quanto c’è del traduttore e quanto c’è dell’autore? Quanto il traduttore deve essere fedele all’autore e quanto può lavorare di estro e di creatività?
Dipende molto dal testo. Nel momento in cui ci sono giochi di parole, metafore e cose più creative c’è tanto del traduttore perché il traduttore deve inventare qualcosa che funzioni in italiano, ma ovviamente sempre nel rispetto di quello che l’autore vuole dire.
Nel caso di Spare?
Nel caso di Spare ci siamo trovati con dei piccoli giochi di parole, ma in realtà è una scrittura molto pulita, lineare e poco metaforica.
Francesco Natale