Si è svolta a Carpi, in provincia di Modena, dinnanzi a una platea di giornalisti, la cerimonia di donazione dei documenti di Carlo Prina, matricola n°1609, inviato al Campo Fossoli il 9 giugno 1944 e vittima della strage del poligono di tiro di Cibeno in cui il, 12 luglio 1944, 67 persone persero la vita.
“Una decisione presa a cuor leggero”, l’ha definita Laura Ambrosini, erede di Carlo Prina, che da dichiarato che i documenti sarebbero stati “in ottime mani”. L’Ambrosini ha raccontato di come questa donazione sia stata frutto di un desiderio di sua madre. “Queste lettere possono servire ai giovani”, ha aggiunto.
La donazione rientra nella campagna “Salva una storia” lanciata dalla Fondazione affinché, si legge in un comunicato, “i documenti di interesse storico sulle vicende legate al Secondo conflitto mondiale e alla deportazione siano donate agli archivi per essere adeguatamente conservate, analizzate e messe a disposizione degli studiosi di tutto il mondo”.
Pierluigi Castagnetti, Presidente della Fondazione Fossoli, presente alla cerimonia, riprendendo le parole del Presidente del Senato Ignazio La Russa che aveva dichiarato che l’Italia e il regime fascista hanno da farsi perdonare “la promulgazione di quelle leggi odiose che furono le leggi razziali”, ha detto che “ci sono cose che non si possono perdonare”.
Per Marzia Luppi, Direttore della Fondazione Fossoli, la donazione effettuata “non restituisce parole, ma volti”. La Luppi ha quindi proceduto illustrando il ricchissimo programma per il Giorno della Memoria che vede coinvolta la Fondazione Fossoli.
Non potevano mancare figure di carattere istituzionale come l’Assessore alla Cultura della Regione Emilia – Romagna Mauro Felicori che ha sottolineato come la Fondazione Fossoli sia “un esempio per l’Italia” e come la “rivoluzione digitale” sia una grande opportunità per fruire documenti storici.
Il Sindaco di Carpi Alberto Bellelli ha parlato della strage dei 67 martiri e di come con quella strage si sia voluto “cancellare persone che volevano resistere al regime” e di come le testimonianze donate siano una “vendetta pacifica” in grado di dimostrare la mancata cancellazione delle vittime.
Dario Venegoni, Presidente di ANED (Associazione Nazionale ex Deportati) ha riflettuto sul fatto che “se i giovani storcono il naso quando si parla di resistenza è per via di come la resistenza viene raccontata”.
Francesco Natale